#Grande Estinzione
Explore tagged Tumblr posts
Text
NUOVO STUDIO SULLE POSSIBILI CAUSE DI ESTINZIONE DELL'UOMO DI NEANDERTHAL
NUOVO STUDIO SULLE POSSIBILI CAUSE DI ESTINZIONE DELL'UOMO DI NEANDERTHAL Dai risultati di un nuovo studio, i resti di Neanderthal scoperti di recente in una grotta in Francia corroborano la nota teoria sulle cause della loro estinzione dei Neanderthals: negli ultimi anni, i ricercatori hanno proposto diverse spiegazioni sui motivi della sopravvivenza dei Sapiens rispetto ai Neanderthal, che si estinsero circa...
Dai risultati di un nuovo studio, i resti di Neanderthal scoperti di recente in una grotta in Francia corroborano la nota teoria sulle cause dell’estinzione dei Neanderthals: negli ultimi anni, i ricercatori hanno proposto diverse spiegazioni sui motivi della sopravvivenza dei Sapiens rispetto ai Neanderthal, che si estinsero circa 40.000 anni fa. Un nuovo studio, pubblicato su Cell Genomics,…
#genoma#Grande Estinzione#Grotta di Denisova#Grotte di Hohlenstein-Stadel#Grotte di Scladina#Martin Sikora#Università di Copenhagen#Uomo di Neanderthal
0 notes
Text
Torno per l'ennesima volta sul meravigliosamente orrendo esemplare di Melanocetus johnsonii, aka diavolo nero, che sta spopolando in questi giorni sul web. I video che lo mostrano mentre nuota, infatti, lasciano trapelare un'immagine di questa specie ben diversa dalla realtà: infatti, sembra enorme, spaventoso, mostruoso, un mostro degli abissi degno del miglior Lovercraft.... beh, si sa che i social spesso mostrano una realtà non veritiera e questa vicenda ne è l'emblema: le due immagini del collage, prese da un video realizzato nel Museo di Scienze Naturali e Archeologia (MUNA) di Santa Cruz de Tenerife, dove l'animale sta venendo studiato, lo mostrano in tutta la sua maestosa... piccolezza. Eh sì, l'enorme mostro è in realtà un "cosetto" di pochi centimetri. In questa specie, infatti, il dimorfismo sessuale è marcato, con le femmine che oscillano tra i 15 e i 18 centimetri di lunghezza, mentre i maschi non arrivano a 3 centimetri. Nonostante le piccole dimensioni, sono straordinari predatori che, sfruttando l'enorme bocca, sono in grado di divorare prede anche molto più grandi di loro.Oltre ad una erronea percezione delle dimensioni, è passato un altro messaggio non corretto: in molti hanno pensato che si trattasse di una specie particolarmente rara o in via di estinzione. No, non è così, è semplicemente una specie di cui sappiamo molto poco perché vive in ambienti a noi ancora poco accessibili, per cui ci entriamo in contatto di rado. Vorrei evidenziare questo "di rado": occasionalmente, infatti, vengono rinvenuti esemplari di questa specie nelle reti profonde dei pescatori, quindi questo non è stato certamente il suo primo avvistamento, semplicemente è straordinario l'averlo visto nuotare in acque così basse, sebbene sia morto poco dopo.Un buon macro, un bel primo piano e l'assenza di punti di riferimento hanno reso leggendario questo pesce che, in realtà, è poco più grande di una castagnola. Non è poi così differente dalle foto che ci scattiamo con i filtri che mostrano una "realtà irreale", no?(Testo di Andrea Bonifazi) Scienze Naturali, su fb

10 notes
·
View notes
Text
LA LINCE IBERICA NON È PIÙ A RISCHIO DI ESTINZIONE

Cacciata in passato per il suo prezioso mantello e decimata dalla perdita del suo habitat naturale, la lince iberica si era ridotta ad una popolazione complessiva di 62 individui nel 2001. Oggi, la popolazione totale è stimata in oltre 2.000 individui e lo stato di conservazione della Lynx pardinus è passato da ‘in pericolo’ a ‘vulnerabile’, superando il rischio di estinzione.
Gli sforzi di conservazione di questa specie si sono concentrati sull’aumento dell’abbondanza delle sue prede, il coniglio europeo (anch’esso precedentemente in via d’estinzione), sulla protezione e il ripristino della macchia mediterranea e degli habitat forestali e sulla riduzione delle morti causate dalle attività umane. Aumentare la diversità genetica della specie attraverso traslocazioni e un programma di riproduzione fuori dal proprio ambiente naturale, anche in cattività, hanno permesso l’aumento del numero di esemplari in natura. Dal 2010, più di 400 linci iberiche sono state reintrodotte in alcune parti del Portogallo e della Spagna. La lince iberica occupa ora circa 3.320 km2, in aumento rispetto ai 449 km2 del 2005.
“Questo successo, il più grande recupero di una specie felina ottenuto attraverso la conservazione, è il risultato di una collaborazione impegnata tra enti pubblici, istituzioni scientifiche, ONG, aziende private e membri della comunità, tra cui proprietari terrieri locali, agricoltori, guardie forestali e cacciatori, con il supporto finanziario e logistico del progetto LIFE dell’Unione Europea”, ha dichiarato Francisco Javier Salcedo Ortiz, coordinatore del progetto LIFE Lynx-Connect, che ha guidato le misure di conservazione della lince iberica.
___________________
Fonte: International Union for the Conservation of Nature; foto di Phil Glister
VERIFICATO ALLA FONTE | Guarda il protocollo di Fact checking delle notizie di Mezzopieno
BUONE NOTIZIE CAMBIANO IL MONDO | Firma la petizione per avere più informazione positiva in giornali e telegiornali
Se trovi utile il nostro lavoro e credi nel principio del giornalismo costruttivo non-profit | sostieni Mezzopieno
7 notes
·
View notes
Text

Trump: “Prenderemo il controllo di Gaza e ne faremo la riviera del Medio Oriente”. Si, ci metteremo cabine, ombrelloni, lettini, stabilimenti balneari, gelaterie, pizzerie, ristoranti e hotel vista mare … e i palestinesi rimasti? Li deporteremo con la forza in Egitto, o in Giordania, una diaspora, che siano dispersi per il mondo e che di loro non se ne parli mai più.
Il Canada? È uno spreco tutto quel territorio senza il nostro controllo: ci faremo il campo da golf più grande di tutta la galassia, sarà visibile a occhio nudo pure dal pianeta Nettuno.
E vogliamo pure la Groenlandia, per le terre rare, ma soprattutto perché abbiamo poco spazio in frigo.
In Italia poi, verremo a far safari sulla laguna veneta, a cacciare specie in via di estinzione, Pompei e il Colosseo potrebbero essere le sedi adatte per la nostre festicciole private, la reggia di Caserta potrebbe essere la sede dei nostri matrimoni e, guardando Roma e l’Altare della Patria dal Campidoglio potrò dire a mio figlio maggiore: “ Un giorno, Donald John Trump Jr., tutto questo sarà tuo, pure ‘e carrozzelle ‘coppa al Vittoriano!”.
Quanta arroganza, quanta boria, quanto si sentono i padroni del mondo; l’hanno sempre avuta, ma in passato la manifestavano con modi paternalistici, soft, Trump ha il pregio o il difetto di non nasconderla, difficile far finta di non vederla, difficile evitare di farci i conti.
2 notes
·
View notes
Text
Conferenza di Telmo Pievani sull'acqua
"Andiamo verso un periodo in cui per molto tempo durante l'anno non ci sarà l' acqua. Le foto di Salgado sono un passaggio obbligatorio per capire l'acqua. Nel bellissimo museo di Geografia di Padova c'è una mappa dell' Italia quando il mare era più basso di sessanta metri. Abbiamo immaginato uno scenario parossistico ed abbiamo disegnato una mappa che mostri questa nostra irresponsabile passività: sessantacinque metri del livello del mare più in alto. Padova non c'è più, ad esempio. Andrea Rinaldo ha deciso di indire un concorso sulla domanda che chiede una soluzione per Venezia. Come salveremo Venezia? Una laguna non puoi separarla dal mare. Dobbiamo tirare su tutto? In che modo? La crisi ambientale è qui. Venezia sarà visitabile con i sub. Verona sarà sul mare ed anche Lodi. Non ci saranno più i ghiacciai alpini. Il mare padano cambierà tutto. Il mare aprirà dei fiordi verso l'interno. I colli di Roma saranno delle isole. La Sardegna sarà divisa ina due. Napoli sarà un' isola. La mappa geografica è un linguaggio intuitivo che mostra un futuro non remoto. Nessuno crede che arriveremo fino a lì.
La desertificazione, il cuneo salino, lo spostamento delle fasce di vegetazione, etc, sono processi già in atto. Il Mediterraneo si sta tropicalizzando adesso. Alcuni imprenditori stanno coltivando mango e papaya in Sicilia. Con sessantacinque metri di livello del mare più alto non ci sarà più neanche tutto il Nord Europa. Questo scenario è lontano da noi, ma il pianeta Terra è stato più caldo di così, ad esempio nel picco dell' Eocene. Non ci potremo stare tutti qui. Il cambiamento climatico è un tema di giustizia sociale, perché pesa molto di più sui poveri. Proponiamo dei modelli evolutivi che mettono insieme tanti dati provenienti da diverse discipline. Il clima è sempre cambiato: da qui una grande fallacia logica. Noi figli dell'instabilità. Due elementi di novità: velocità del cambiamento (i tempi evolutivi sono di milioni di anni; adesso parliamo di decenni e non è mai stato così); la seconda evidenza è l'origine antropica. Queste sono le due novità fondamentali. Prima dell' homo sapiens ci fu un cambiamento climatico, durato 80 millenni, che portò all' annullamento del 98% delle specie. Sopravvisse il due per cento. Il pianeta se ne frega di noi. Il clima oggi sta cambiando più velocemente di così. Ce la faremo, non si tratta di pensare all' estinzione. Il tema è: chi pagherà e quanto pagheremo?"
7 notes
·
View notes
Text

Un altro esempio di giornalismo spazzatura.
Un articolo redatto da ignoranti “ECO-ideologizzati” allo scopo di titillare “l’hindinniazzioneh” di “animalati e Gretini vari”.
Già nel titolo usando il termine “raro”si diffonde la fake news metropolitana che gli orsi bianchi siano in estinzione.
Fregnacce!
Negli anni ‘70, la popolazione di orsi polari era pari a circa 5.000 - 10.000 individui.
Attualmente le stime vanno dai 22.000 ai 31.000 orsi polari a livello globale.
Inoltre l’abbattimento dell’orso vien fatto passare come un atto di pura crudeltà umana.
Altra bufala! Casomai è esattamente il contrario!
In merito, vi invito a leggere perché le autorità islandesi sono giunte a tale decisione.
Altrimenti continuate a fidarvi dei “professionisti dell’informazione”!
===================
Dalla pagina FB "Un Italiano In Islanda":
Le polemiche riguardo all’abbattimento dell’orso polare arrivato in Islanda l’altro giorno e abbattuto dopo essere stato visto da una signora di 83 anni nel suo giardino in un luogo isolato, sono state forti anche qui. È comprensibile che la morte di un animale così fortemente simbolico susciti indignazione, ed è sicuramente un grande peccato. Tuttavia, le autorità islandesi, come di consueto, hanno spiegato molto chiaramente le ragioni dietro alla scelta. Le riassumo qui sperando di placare le polemiche:
— Premessa: gli orsi arrivano molto raramente su pezzi di ghiaccio staccatisi dalla banchisa e trasportati dalla corrente. I più annegano in mare, ma se il ghiaccio è abbastanza grande e non si scioglie in mezzo al mare approdano in Islanda. L’ultimo era stato nel 2016, prima ce ne erano stati uno nel 2010 e due nel 2008, si tratta dunque di eventi rarissimi.
1) l’orso polare non può sopravvivere in Islanda: ha bisogno di ghiaccio sul mare per cacciare foche mimetizzandosi. Le coste islandesi sono scure. Non è dunque possibile sostenere orsi liberi in Islanda. Non riuscirebbero a cacciare, senza contare che non ci sono tratti di costa disabitati abbastanza grandi da poterne ospitare alcuni senza rischi per la popolazione autoctona.
2) gli esemplari che arrivano in Islanda sono smagriti e stremati. Oltre a renderli ancor più pericolosi, ciò fa sì che le chance di sopravvivenza ad un anestetico siano basse. Anestetizzare un animale debilitato significa spesso ucciderlo.
3) A volte lo stress e l’adrenalina rendono l’anestetico inefficace. Per spararlo bisogna essere ad al massimo 30m. Se l’anestetico non funziona e l’orso carica, va abbattuto comunque.
4) Nel 2008, si provò ad anestetizzarne uno, perché un ente privato si era offerto per coprire i costi di trasporto, ma quello scappò verso il mare. Perderlo di vista significava rischiare che sbucasse in zone popolate, uccidendo qualcuno, per cui lo si è dovuto abbattere.
5) L’orso non può comunque essere addormentato e portato subito da qualche parte per poi mollarlo, come si immaginano alcuni. Deve stare per lungo tempo a riprendersi in una struttura apposita. Nessuna struttura di questo tipo esiste in Islanda, e costruirne una per un orso ogni 10 anni non è realistico in un paese grande un terzo dell’Italia ma con sole 380.000 anime a gestirlo. Una volta acclimatato in una struttura, potrebbe non essere più possibile liberarlo senza che muoia perché non più in grado di sopravvivere da solo, se non cercando la presenza umana, il che porta al punto…
6) una volta rimasto a contatto con le persone, l’orso diventa ancor più pericoloso perché si abitua a loro. Significa che riportarlo in Groenlandia implica il piantare ai groenlandesi una predatore apicale che non ha più alcun problema ad avvicinarsi all’uomo. Per questo i groenlandesi non rivogliono orsi indietro. Il veterinario groenlandese contattato immediatamente dalla autorità islandesi aveva immediatamente posto il rifiuto all’ipotesi di rimpatrio “Se mollate quell’orso in Groenlandia andrà dritto a cercare qualche abitato umano”.
7) l’orso polare non è come gli orsetti marsicani. È importante capire questo: È una macchina omicida. La convivenza con l’uomo è assolutamente preclusa dal fatto che per esso gli uomini sono prede. Non attacca solo per difendere cuccioli o territorio. Attacca per uccidere e mangiare. Non sono animali pacifici che vivono nei loro territori e attaccano solo se disturbati.
8)gli orsi polari portano malattie pericolose per l’uomo.
9) Riportare un esemplare in Groenlandia significherebbe sottoporlo ad uno stress tale per cui rischierebbe comunque di morire. Non sarebbe un viaggio come quelli fatti per spostare fauna africana. Senza contare che in Africa le operazioni di spostamento sono routine, e sono compiute con mesi di preparazione e su esemplari ben conosciuti.
10) Ammesso poi che si optasse per un rimpatrio e che qualche paese lo accettasse, non è che puoi portarlo in un posto a caso dell’artico e lasciarlo. Se l’habitat è ideale, ci saranno già altri orsi, orsi che lo riconoscerebbero come estraneo e che lo ucciderebbero. Oppure potrebbe essere lui ad uccidere orsi nel luogo dove viene lasciato.
11) la popolazione di orsi polari per ora ha buoni numeri (20-30.000 secondo le stime IUCN), e un esemplare abbattuto ogni dieci anni non rischia di comprometterla (sono molti di più quelli che muoiono in mare prima di riuscire ad arrivare in Islanda). La specie sembra anzi in aumento in alcune zone. Il pericolo che la minaccia è il riscaldamento e la perdita di ghiaccio marino, molto più della caccia, che è portata avanti dagli inuit dell’artico secondo un rigido sistema di quote. Non significa che dobbiamo infischiarcene, ma che non ha senso usare l’argomento del “è in via d’estinzione” per criticare la decisione dell’abbattimento.
Nonostante resti il dispiacere per un animale iconico, spero che, dopo queste spiegazioni, cessino le polemiche in merito e si capisca meglio il perché di questa scelta. Non sono solo ragioni di ordine economico, come spero sia chiaro, ma anche sanitario, sociale e ambientalistico, oltre che di buon senso. Questa non è una guerra tra gente che ha a cuore gli animali e gente che li vuole vedere morti. Non dovrebbe esserlo. Si può tranquillamente tenere al benessere animale e accettare che, talvolta, è la soluzione più di buon senso che se ne abbatta uno, senza che ciò significhi sdoganare l’uccisione indiscriminata di qualsiasi animale. La realtà è complessa, cerchiamo di pensare in modo complesso e non scadere sempre nelle letture in bianco e nero.
#orso polare#islanda#Groenlandia#innuit#ghiaccio polare#fregnacce di Repubblica#animalisti ottusi#WWF#animalari salottieri
6 notes
·
View notes
Text
Cause ed effetti: uno sguardo sul percorso evolutivo di Homo sapiens

Quasi sempre gli eventi hanno molteplici cause, alcune più evidenti e importanti di altre. Se si vuole capire perché è accaduto qualcosa, e perché proprio in quel modo, non ci si può concentrare esclusivamente su quella principale. Cionondimeno, esistono cause che hanno fatto deviare gli eventi in maniera decisamente più drastica di altre. Diciamo cause necessarie contro cause collaterali.
La caduta dell'asteroide di Chicxulub, avvenuta 66 milioni di anni fa, ha avuto sicuramente un'importanza straordinaria nella catena di eventi che ne sono seguiti ed hanno portato –tra le altre cose– alla specie umana e alle sue catastrofi. La contemporanea estinzione delle ammoniti, invece, non ha probabilmente cambiato altrettanto drasticamente la storia della vita sulla Terra. Anche se ovviamente l'habitat marino non sarebbe stato identico all'attuale se non fosse avvenuta e quei cefalopodi fossero sopravvissuti all'asteroide.
È quindi possibile, ancorché attraente, creare una catena di cause necessarie ed effetti inevitabili per spiegare in maniera semplice come si è arrivati ad un esito, piuttosto che ad un altro.
Questo per introdurre una interessante catena di eventi che parte dagli ominidi nostri progenitori che, grazie a qualche mutazione casuale, assunsero una postura eretta e che –secondo recenti studi- è stata naturalmente selezionata perché un vantaggio per la termoregolazione negli habitat africani: meno superficie esposta al sole e più dispersione dal ventre. E i peli iniziarono ad essere meno importanti, tranne che in testa. Nessun'altra specie di primate ha mai adottato la postura eretta come caratteristica permanente: alcune specie possono assumere temporaneamente questa posizione, ma solo per brevi periodi.
Chiaramente i vantaggi successivi per i nostri progenitori non si limitarono alla termoregolazione, ma sicuramente questa postura creò un bel po' di svantaggi dovuti ad esempio a una maggiore esposizione degli organi vitali ai pericoli, ad una colonna vertebrale ancora molto simile a quella dei quadrupedi (da cui i mal di schiena), e alla necessità di mantenere un bacino stretto per scaricare bene il peso sulle gambe.
Un bacino stretto per una scimmia con un cranio che stava diventando sempre più grande è però un problema durante il parto. Siamo la specie che in assoluto corre più rischi durante il parto, con alte probabilità di morte sia per la madre che per il cucciolo.
Per questo motivo sono sopravvissuti più frequentemente quei cuccioli il cui sviluppo celebrale non si completasse durante la gestazione, mantenendo il volume cranico entro limiti non controproducenti durante il parto. Homo sapiens, infatti, sviluppa 2/3 del cervello fuori dall'utero, durante i primi anni di vita, ed è l'unica specie nella quale accade in maniera così significativa (anche se altri primati, delfini ed elefanti ci vanno parecchio vicino).
Siamo quindi una specie nella quale la maggior parte dello sviluppo cognitivo avviene quando si hanno molti più stimoli che nel grembo materno, attraverso l'interazione con un vasto e complesso mondo nel quale avere esperienze e imparare nuove cose. Ottenendo un cervello adulto con capacità straordinarie.
Capacità che ci hanno consentito di inventare l'agricoltura e la scienza aerospaziale, di inventare sempre nuovi modi per distruggere l'ambiente e noi stessi ma anche di interrogarci su i grandi misteri della vita e dell'Universo. Fino a tentare di creare una intelligenza paragonabile o superiore alla nostra.
E tutto questo perché in Africa fa caldo.
(l'immagine di apertura è stata creata con l'intelligenza artificiale generativa Adobe Firefly)
13 notes
·
View notes
Text
Le parole sono importanti (cit.)
Terzo Installment
La frase detta così è da sinistri, cioè non vuol dire nulla: valori “assoluti” di per se le parole come gli atti non hanno. Importante delle parole è comprenderne e condividerne il SIGNIFICATO (da signum fero: porto un segnale, un emblema). Qui si va a cercare radici e significati autentici, non quelli cangianti della narrativa corrente manipolati dalla neoligua imposta alle masse.
DESTRA-SINISTRA
Cos' la destra/cos'è la sinistra? si domandava il grande Gaber. Rispondeva contrapponendo preferenze, tic e comportamenti di tutti i giorni (vasca vs. doccia, culatello vs. mortadella), differenze così normali da risultare banali, cangianti ma radicate, personali, POLARIZZANTI. Personalmente trovo si tratti di una ottima risposta a domanda profondamente sbagliata.
Destra-Sinistra, si tratta di un modello dello spettro delle posizioni politiche: una semplificazione della realtà, nomina nuda tenemus. Come sempre, ocio ai modelli, sia scientifici o no come questo: succede che li confondi con la realtà.
Il modello si radica ai tempi della rivoluzione francese: nella Assemblea Nazionale Legislativa del 1791, i nobili monarchici costituzionalisti si riunivano alla destra del presidente, alla sua sinistra i borghesi Giacobini (in mezzo stava la cd. Palude).
Notare come nel Parlamento attivo più antico, quello inglese, i seggi non siano disposti linearmente ma contrapposti in due sezioni distinte. Il pragmatismo del modello è esplicito: o governi o sei all'opposizione. Invece Destra-Sinistra, teoricamente un segmento continuo dove collocare posizioni diversificate, fatalmente incentiva la polarizzazione tra alternative: è il nome stesso. Tant'è, ci sono cascate anche persone serie come Norberto Bobbio. La fede nei modelli al posto della realtà è il motivo per cui gli intellettuali sono pericolosi quanto gli ignoranti.
Oggi molti individui e gruppi non si riconoscono più in uno spettro semplicistico Destra-Sinistra: é superato, dicono. Però cambiano solo l'asse ovvero gli estremi; la tendenza alla dicotomia e alla polarizzazione rimane, fatalmente tornando allo schema Destra-Sinistra a loro insaputa.
Ricordiamo tutti la retroguardia clericali-anticlericali; poi ci fu il tempo dei NeoCon "esportatori di democrazia" interventisti vs. isolazionisti e quello, tramontate o stelle un giorno l'Ucraina vincerà, del pacifismo senza se e ma, "colombe" vs. "falchi". Oggi ci si divide manco lungo assi, direttamente sugli estremi:
libertà: chi difende la libertà individuale da ogni interferenza, chi invece definisce "libertà positive" diritti per certe categorie che sono obblighi per altri (es.: no libertà di parola);
partecipazione: democrazia vs. aristocrazia, solo gli istruiti "non deplorabili", solo la scienza, no chi va "formalmente deprogrammato" (cit. Hillary Clinton questa settimana);
multiculturalismo vs Identità (eppure i primi sono quelli che la Diversità è patrimonio da preservare).
Occhio infine al rigurgito (cfr. Ultima Generazione) dei mai defunti luddisti decrescisti: quelli che distinguono ciò che è bene per l'ambiente vs. sviluppo, forza distruttiva nei confronti della Terra.
C'è pure di peggio: quelli che fascismo- antifascismo, i più laidi arretrati reazionari non scusabili di tutti, lo sanno pure loro. E' polarizzazione viscida strumentale o adolescenziale decerebrata, in ogni caso ricorda l'antiebraismo in quanto a livore cieco disumano.
La polarizzazione indotta dal modello è il vero tarlo che sta divorando dall'interno la civiltà - che è solo Occidentale, spiaze. Ciò nella inattività impotente della Palude conformista centrista in via di estinzione, la quale prima di tutti riforgiò il modello senza cambiarlo, mutandolo in Moderati vs. Estremisti tutti, fonte del conformismo trasformista.
Mitigazione del danno
Dagli oroscopi ai cambiamenti climatici, il problema è sempre scambiar modelli per la realtà. Il danno può solo essere mitigato, non estirpato, verificando costantemente i modelli con quel che succede nella realtà (metodo scientifico sperimentale).
Un primo improvement, per portare i politologi almeno al livello dei Terrapiattisti è passare a modelli bidimensionali. Il primo a due assi é del 1964: aggiunge all'asse destra-sinistra un asse verticale autoritarismo vs. democrazia, già aiuta. Poi arriva il classico del libertario David Nolan, base di successive evoluzioni tipo Political Compass: sull'asse x "libertà economica": libero mercato, meno stato e spesa pubblica, privatizzazioni; sull'asse y le "libertà personali": i "vecchi" diritti civili, droghe, aborto, eutanasia, da completare oggi con quelli "nuovi" che fanno incazzare i Woke e i WEF: privacy, novax, no tracciamenti, proprietà, mobilità individuale, autodifesa.
La politica vista come punti su un piano elimina le domande chiuse (o di qua o di là) e stempera la tendenza alla polarizzazione; inoltre ciò aiuta a comprendere filosofie politiche ben evolutesi nei tempi recenti, in particolare anarchismo e dottrina libertaria; si dà anche conto, per contiguità, dell'apparente conundrum "opposti estremismi" (già Franco Freda si definiva "Nazi-maoista") e della prossimità tra anarco-capitalisti con la V di Vendetta, libertari e conservatori. Etc.etc.
Fermiamoci qui. Le parole sono importanti, le etichette e dove si mettono, anche.
11 notes
·
View notes
Link
Se pensi a un evento di estinzione, probabilmente pensi all’asteroide che ha ucciso i dinosauri, ma la Terra ha attraversato cinque eventi di estinzione di massa (finora) e forse sta attraversando il sesto .
Tra le diverse estinzioni che il nostro pianeta ha affrontato, l’estinzione di massa del Cretaceo che pose fine ai dinosauri non aviari non è nemmeno la più grande. Questo onore va all’estinzione di massa del Permiano, nota anche come La Grande Moria, che spazzò via circa il 70% di tutte le specie terrestri e il 96% di tutte le specie marine sulla Terra. Oltre a questo, uno strano divario di 10 milioni di anni nel carbone creato intorno al periodo dell’estinzione – noto come “gap di carbone” – suggerisce che un gran numero di alberi che formavano carbone si estinsero durante l’evento, impiegando milioni di anni. riprendersi. Gli scienziati hanno proposto una serie di spiegazioni per l’estinzione e le cause dietro di essa: da un catastrofico rilascio di metano dal fondo dell’oceano al nostro vecchio amico, l’ impatto di un asteroide . Dallo studio delle rocce formatesi al momento dell’estinzione, sappiamo che nel tardo Permiano gli oceani e le acque poco profonde erano privi di ossigeno. Sembra che la mancanza di ossigeno (nota anche come anossia) abbia sicuramente avuto un ruolo nell’evento di estinzione, oltre ad avere un effetto domino. I microrganismi solfato-riduttori, che possono eseguire la respirazione anaerobica utilizzando il solfato anziché il vecchio e affidabile O 2 , probabilmente prosperarono in questi ambienti a basso contenuto di ossigeno. Il sottoprodotto di idrogeno solforato che producono, oltre a rendere gli oceani solfidrici come conseguenza secondaria della loro mancanza di ossigeno, potrebbe essere stato rilasciato nell’atmosfera . Qui potrebbe aver avvelenato le piante e danneggiato lo strato di ozono, esponendo la vita a livelli killer di raggi UV. Il riscaldamento degli oceani, a sua volta, avrebbe potuto causare il rilascio nell’atmosfera del metano negli oceani , aggravando il problema. Una spiegazione alternativa per l’estinzione, proposta da un team del MIT nel 2014 , è forse la più preoccupante. La più grande estinzione che il mondo abbia mai visto potrebbe essere stata causata dai microbi? Daniel Rothman, professore di geofisica al MIT, e il suo team hanno notato l’ascesa di un certo microbo nel periodo dell’estinzione. La metanosarcina , un organismo unicellulare, divenne capace di digerire la materia organica, producendo metano come sottoprodotto , grazie al trasferimento di un singolo gene dal batterio Clostridia . L’ipotesi è che la Methanosarcina prosperò in questo periodo, emettendo metano nell’atmosfera e interrompendo il ciclo del carbonio, causando (o aggiungendosi a) l’interruzione del ciclo del carbonio e, infine, alimentando l’evento di estinzione. Il processo chimico coinvolto nei microbi che creano metano coinvolge il nichel metallico, il che significa che se il team non riuscisse a trovare una quantità corrispondente più elevata di nichel durante l’evento di estinzione, l’ipotesi potrebbe essere scartata. Tuttavia, il team ha esaminato i sedimenti più studiati nel sud della Cina e ha trovato alti livelli di nichel , forse a sostegno della teoria.
“Un singolo trasferimento genetico orizzontale ha innescato un cambiamento biogeochimico, un massiccio vulcanismo ha agito da catalizzatore e la conseguente espansione della Methanosarcina acetoclastica ha agito per perturbare i livelli di CO 2 e O 2 ,” ha concluso il team nello studio . “Il conseguente sconvolgimento biogeochimico sarebbe stato probabilmente diffuso. Ad esempio, l’ossidazione anaerobica del metano potrebbe aver aumentato i livelli di solfuri, con il possibile risultato di un rilascio tossico di idrogeno solforato nell’atmosfera, causando estinzioni sulla terraferma”. Il team ha sottolineato che, sebbene siano necessarie ulteriori prove a sostegno della teoria, lo studio potrebbe mostrare quanto la Terra sia sensibile all’evoluzione della vita microbica. “Le implicazioni per oggi sono che ci sono molti modi in cui possono verificarsi fluttuazioni naturali nel ciclo del carbonio terrestre“, ha detto Rothman a The Conversation . “Quando studiamo i cambiamenti che stanno avvenendo oggi nel ciclo del carbonio, dovremmo cercare di prenderne in considerazione il maggior numero possibile per fare previsioni future.” Lo studio è ancora lungi dall’essere conclusivo, con altre spiegazioni – o forse una combinazione di eventi – ancora in corso. Inoltre, non è possibile stabilire con precisione quando Methanosarcina si è evoluta per iniziare a produrre metano come sottoprodotto. Tuttavia, se questa ipotesi è corretta, è possibile che fino al 90% delle specie del pianeta siano state in parte eliminate dal trasferimento di un singolo gene in un singolo microbo. Dato l’enorme volume di microbi sulla Terra, questa ipotesi sarebbe molto preoccupante.
6 notes
·
View notes
Text

Un articolo pubblicato sulla rivista "Scientific Reports" offre nuove informazioni sulle capacità sensoriali del tescelosauro (Thescelosaurus neglectus), un piccolo dinosauro che visse proprio prima della grande estinzione che eliminò i dinosauri non aviani alla fine del periodo Cretaceo. I paleontologi David Button e Lindsay Zanno hanno sottoposto a una TAC per ricostruire la parte interna del cranio di tescelosauro per creare una rappresentazione tridimensionale del suo cervello e del suo orecchio interno. La conclusione è che questa specie aveva alcuni sensi molto sviluppati, utili per vivere in tane sotterranee.
2 notes
·
View notes
Text
Piante che Sopravvivono alla Peggior Estinzione di Massa
ENG Version ESP Version

Quando pensiamo alle estinzioni di massa, spesso immaginiamo il meteorite che colpì i dinosauri alla fine del Cretaceo, 65 milioni di anni fa. Tuttavia, la più grande estinzione avvenne in realtà tra il Permiano e il Triassico, circa 250 milioni di anni fa, eliminando oltre il 96% delle specie marine e circa il 70% dei vertebrati terrestri. Ma come reagirono le piante?
Secondo uno studio condotto dall'Università College Cork, l’Università del Connecticut e il Museo di Storia Naturale di Vienna, le piante non subirono un’estinzione di massa paragonabile a quella animale, ma le loro comunità furono pesantemente colpite o persino distrutte. Questo accadde a causa di condizioni climatiche estreme: caldo intenso, siccità, riduzione dello strato di ozono, incendi diffusi e contaminazione da metalli pesanti tossici.
Lo studio ha analizzato fossili provenienti dal bacino di Sydney, in Australia orientale, all’epoca vicino al Polo Sud. I ricercatori hanno raccolto dati sedimentologici (caratteristiche fisiche, chimiche e deposizionali dei sedimenti), dati biostratigrafici (distribuzione fossile negli strati rocciosi) e analizzato rapporti isotopici stabili del carbonio nella materia organica, ricostruendo così le condizioni ambientali dell’epoca.
I fossili hanno rivelato che le prime piante a colonizzare le terre devastate furono le conifere. Sfortunatamente però, queste non sopravvissero a un successivo periodo di caldo estremo, chiamato massimo termico tardo-smithiano, durato ben 700.000 anni! In questo ambiente ostile, prevalsero licofite cosmopolite e tolleranti allo stress, simili ai moderni licopodi. In seguito, durante un evento di raffreddamento (evento smithiano-spathiano), emersero grandi e insolite felci da seme (come le "umkomasialee"), che formarono gradualmente foreste più stabili e rigogliose, preparando così il terreno per l’era dei dinosauri del Mesozoico e quelle immense foreste di felci che appartengono anche all’immaginario collettivo.
La ricerca sottolinea quanto sia importante proteggere le foreste odierne, poiché, come affermano gli autori, "le foreste alla fine si riprendono, ma l’estinzione delle singole specie è per sempre". Il recupero completo degli ecosistemi richiede milioni di anni, e preservare le piante oggi significa garantire la stabilità delle reti alimentari e climatiche future.
A Presto e Buona Scienza!
Foto di Fabien Monteil da Pixabay
Fonte
#Drops of Science#ultime notizie#scienza#scienze naturali#piante#conifere#felce#sopravvivenza#estinzione#fossili#ricerca#Australia#geologia#paleobotanica#paleontologia#estinzione di massa#Permiano-Triassico#cambiamento climatico#foreste preistoriche#biodiversità#storia della Terra
0 notes
Text
Caro fraticello, ti mando questo pezzo dei Pearl Jam, che non sentivo da tempo e che mi fa ancora sussultare come un 15enne.
Sono felice per il tuo incasso di ieri 🤑, per i bambini (il miglior pubblico che si possa desiderare) e anche per la tua piccola grande rivincita personale. Quando capitano incontri del genere capisci quanto è grande il lavoro di crescita spirituale e artistica che stiamo facendo. Più andiamo avanti e più ci allontaniamo dalle persone “normali” e dalle loro schiavitù, avvicinandoci al divino, “all’immortalità” appunto! Siamo dei religiosi anarchici, predicatori di un linguaggio universale: la musica!
Questa non è esaltazione di noi stessi, ma consapevolezza di ciò che facciamo, che al momento è cosa più grande di noi, poiché non né abbiamo piena contezza. Quando qualcuno ci guarda come il tipo di ieri, una delle tante comparse di questo mondo, egli guarda un’opera d’arte vivente, in costante evoluzione e percepisce la sua miserabile pochezza!
Siamo più che musicisti, siamo artisti, artisti veri, quello che Pasolini definiva “una contestazione vivente”. Siamo mosche bianche, pecore nere, animali in via di estinzione, partigiani dello spirito dell’uomo.
1 note
·
View note
Text
Il governo egiziano annuncia 18 nuove opportunità di investimento nelle riserve di Fayoum e del Cairo per promuovere l'ecoturismo e proteggere l'affascinante natura egiziana

Il Ministero dell'Ambiente è particolarmente interessato alle riserve naturali su diversi assi: la conservazione degli ecosistemi, la gestione sostenibile delle pittoresche riserve naturali, la conservazione delle specie di piante e animali in via di estinzione, lo sviluppo delle infrastrutture delle riserve e altri sforzi fatti per preservare e proteggere le riserve naturali. Sono stati preparati nuovi piani per la protezione e lo sviluppo di 6 importanti riserve, tra cui Wadi Degla, la Foresta Pietrificata, la Riserva di Wadi El Rayan, la Riserva di Qarun, la Riserva delle Isole Settentrionali e la Riserva di Wadi El Gemal, e sono stati preparati altri 4 piani per la gestione delle riserve naturali (Wadi El Gemal, Nabq, Siwa e El Omdim) in collaborazione con il progetto per integrare la conservazione di importanti biodiversità e lo sviluppo del settore turistico in Egitto.
Il governo egiziano e il Ministero del Turismo stanno lavorando per riattivare il sistema di permessi e biglietti elettronici nelle riserve in collaborazione con il progetto “Sharm Khadra” e per preparare un'applicazione professionale, “Eco Monitor”, in collaborazione con la Diving and Marine Activities Organization, per monitorare alcuni organismi marini a rischio. L'applicazione darà l'opportunità al settore subacqueo e agli operatori delle attività marine di partecipare agli sforzi per monitorare e proteggere la rara biodiversità marina in collaborazione con il progetto “Sharm Khadra”. Il team delle riserve naturali sarà formato sui più recenti metodi di gestione e terrà un corso di formazione senza precedenti in collaborazione con il progetto per integrare la conservazione della biodiversità con il turismo in Egitto.
Se volete godervi le bellezze naturali e l'eccezionale diversità ambientale, non dovete far altro che consultare i tour in Egitto per esplorare questo affascinante Paese. Troverete tutti i modelli di tour giornalieri che potete cercare solo con Tour di un giorno in Egitto, che è il più grande gruppo di tour giornalieri del Medio Oriente. Vi proporremo molti pacchetti turistici con pernottamento al Cairo che vi aiuteranno a vivere molte avventure durante la vostra vacanza in Egitto.
Sarete stupiti dalla bellezza di Ain Sokhna durante il viaggio notturno a El Ain Sokhna Red Sea dal Cairo, perché potrete vedere diverse creature marine rare nelle acque del Mar Rosso. Il Wadi El Hitan è una delle riserve naturali più belle del mondo, perciò abbiamo organizzato il tour di 2 giorni del campeggio Wadi El Hitan dal Cairo per farvi godere della bellezza di questo pittoresco luogo naturale. Potrete sperimentare la bellezza di Fayoum in un indimenticabile viaggio notturno dal Cairo, per godere di relax e tranquillità lontano dal rumore.
Dovete godervi la grandezza e la bellezza dell'antica Cairo con un tour del Cairo di una notte alle Piramidi di Giza, a Sakkara, al Vecchio Cairo, a una crociera sul Nilo e a Khan Khalili per conoscere i dettagli della storia dell'antica civiltà egiziana. Supponiamo che stiate pensando di fare un viaggio in Egitto. In questo caso, la prima cosa che vi verrà in mente è visitare le piramidi, Memphis e Saqqara, quindi vi offriamo un tour di una notte per visitare le incredibili piramidi in Egitto che vi porterà in un tour dettagliato dei siti archeologici più importanti.
Se avete dei giorni in più da trascorrere in Egitto, potete scegliere uno dei pacchetti di viaggio per l'Egitto per godervi ogni minuto del vostro soggiorno. Potrete vivere la più bella esperienza di viaggio con uno dei distinti tour di crociera sul Nilo in Egitto per godere di ogni dettaglio a Luxor e Assuan. Potrete anche vivere molte avventure e divertirvi con i tour Desert Safari in Egitto, per visitare i deserti più belli e famosi.
@cairo-top-tours
0 notes
Text
NASCE LA BANCA DATI CHE SALVA I DIALETTI ITALIANI

Per non perdere i dialetti, un tesoro nazionale ancora radicato in Italia ma a rischio di estinzione, è nata la più grande banca dati digitale dedicata allo studio, alla documentazione e alla ricerca sui dialetti e le lingue minoritarie parlate nelle regioni del Nord Italia.
Una raccolta di migliaia di registrazioni audio in 18 dialetti e lingue minoritarie, registrata dalle persone comuni, nelle scuole e attraverso il sistema del crowdsourcing che incoraggia la partecipazione attiva dei residenti nei territori. Il progetto “AlpiLinK – Lingue Alpine in contatto” coinvolge cinque università italiane: Torino, Valle d’Aosta, Verona, Trento e Bolzano.
Sono 201mila le registrazioni raccolte nel primo mese, dal 31 dicembre 2023, grazie al contributo di 1731 persone. L’obiettivo è dare un contributo significativo alla conoscenza dei dialetti e sperimentare un nuovo modello partecipativo di ricerca che si basa sul coinvolgimento dal basso. “Tutte le persone che parlano un dialetto possono infatti contribuire direttamente alla ricerca attraverso il sito di AlpiLinK partecipando in pochi minuti all’audio-sondaggio dedicato in cui viene proposto all’utente di utilizzare il proprio dialetto o la propria lingua per descrivere cosa accade in una scena o per tradurre le frasi o parole indicate”. Le varietà linguistiche interessate dal progetto sono friulano, veneto, trentino, ladino, lombardo, piemontese, francoprovenzale, occitano, walser, cimbro, mòcheno, sappadino, saurano, timavese, tirolese, resiano, tedesco e sloveno della Val Canale. I dati raccolti sono elaborati e catalogati da 26 ricercatori degli atenei coinvolti nel progetto e resi accessibili in modo gratuito online.
___________________
Fonte: AlpiLink; foto di Ron Lach
VERIFICATO ALLA FONTE | Guarda il protocollo di Fact checking delle notizie di Mezzopieno
BUONE NOTIZIE CAMBIANO IL MONDO | Firma la petizione per avere più informazione positiva in giornali e telegiornali
Se trovi utile il nostro lavoro e credi nel principio del giornalismo costruttivo non-profit | sostieni Mezzopieno
15 notes
·
View notes
Text
Climate change, pinna nobilis a rischio estinzione
Il cambiamento climatico minaccia di spingere diverse specie del Mediterraneo verso l’estinzione, trasformando il mare in un ambiente sempre più caldo e tropicale. Tra quelle che rischiano letteralmente di sparire vi è la Pinna nobilis, il mollusco bivalve più grande del Mare Nostrum. In passato era comune trovarne anche decine di esemplari in un fazzoletto di fondale ma, a partire dal 2016,…
0 notes
Text
LA BARBA MASSESE (O DI PRETE) STAR A STUDIO APERTO, DA RISCHIO ESTINZIONE ALLE CASE DI MILIONI DI ITALIANI
Dal rischio estinzione alle case di milioni di italiani. La barba massese, o più curiosamente barba di prete per i baffetti che la caratterizzano, star a Studio Aperto. Il popolare Mag, in onda prima del tg serale, ha dedicato uno spazio ad uno degli ortaggi più versatili del paniere vegetale di Massa Carrara inserito nella lista dei prodotti agricoli tradizionali regionali. Il servizio è stato curato dallo storico giornalista del biscione e scrittore, Massimo Canino.
La barba di prete è un ortaggio con radice fittonante di colore marrone all’esterno e bianca all’interno. La lunghezza arriva fino a circa 25 cm; dopo la cottura il sapore è dolciastro, la consistenza pastosa. La barba massese, prodotta da giugno ad ottobre, viene raccolta a mano e confezionata in mazzi per la vendita diretta.
Un tempo molto diffusa, come annota Raffaello Raffaeli nella sua monografia storica del 1881 affermando che “nel Massese tali erbe si seminano ai tempi debiti nei luoghi che hanno servito agli e alle cipolle”,la coltivazione di questa particolare varietà di tubero viene oggi custodita da un piccolo gruppo di agricoltori che ne conservano con cura il seme per ripiantarlo ogni primavera garantendone la sopravvivenza. Uno di questi è Paolo Caruso, contadino custode di Romagnano che insieme a Gianni Ciregia, stanno riscoprendo e riportando sulle tavole dei massesi i cultivar della tradizione locale sostituiti, nelle logiche grande distribuzioni, da poche e standardizzate varietà che hanno preso il sopravvento.
0 notes